ORSA - Imprese

Fino ad alcuni anni fa, la rendicontazione di sostenibilità (o reporting di sostenibilità) è stata una pratica volontaria di poche imprese - soprattutto di quelle di più grandi dimensioni - interessate a dimostrare, in tal modo, il proprio impegno per lo sviluppo economico- sostenibile ed il deliberato intento di accogliere le istanze della società sugli impatti sociali e ambientali delle attività economiche. Più recentemente, i modelli di rendicontazione della sostenibilità sono divenuti una pratica istituzionalizzata volta a rafforzare la legittimazione etica e sociale sul mercato e nel proprio settore di riferimento.

A partire dal 2014, però, il regime di adozione volontario della rendicontazione di sostenibilità ha gradualmente lasciato spazio ad un sempre più diffuso regime obbligatorio. In particolare, con l’emanazione della Direttiva UE n. 2014/95 sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie e, in Italia, del conseguente D. Lgs. 254/2016, le imprese e i gruppi aziendali di grandi dimensioni con almeno 500 dipendenti e gli Enti di interesse pubblico (società con titoli quotati, imprese bancarie e di assicurazioni, ecc.) sono stati sottoposti all’obbligo di redigere rendiconti annuali, denominati “Dichiarazioni di carattere non finanziario” (DNF), contenenti informazioni non finanziarie sui fattori ambientali, sociali, e di governance.

Più di recente, la Direttiva UE n. 2022/2464 (Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD) ha posto le basi per un ampliamento significativo del campo di applicazione della rendicontazione obbligatoria di natura non finanziaria, introducendo ulteriori obblighi sulle informazioni di sostenibilità da rendicontare e sulle modalità di presentazione delle stesse all’interno del bilancio d’esercizio e consolidato delle imprese. Sono stati, inoltre, identificati gli standard europei per la rendicontazione di sostenibilità, sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e approvati dalla Commissione Europea a luglio del 2023.

Sulla base del quadro normativo appena delineato, e stando ad alcune prime stime, il numero di imprese italiane soggette all’obbligo di adozione di sistemi di rendicontazione delle informazioni di sostenibilità passerà, nei prossimi anni, da poco più 200 a quasi 7.000 entità. In Abruzzo, sono più di 130 le imprese che, ad oggi, secondo i criteri dimensionali previsti dalla CSRD, saranno potenzialmente soggette all’obbligo di redigere un rendiconto di sostenibilità. A queste si aggiungeranno, inevitabilmente, altre imprese coinvolte nelle catene di fornitura delle imprese obbligate.

Tali imprese dovranno, pertanto, adoperarsi per adeguare i propri sistemi informativo-contabili e di controllo, nonché i propri modelli obbligatori di rendicontazione, per rispondere adeguatamente alla necessità di conformarsi alle disposizioni che conseguiranno dalla normativa europea.

Siamo, insomma, alle porte di un cambiamento epocale per le imprese interessate e per tutti coloro (ricercatori, professionisti, consulenti, ecc.) che sono parte attiva di tale processo.

 

 

 

Riferimenti normativi:

Direttiva UE n. 2023/2775

Direttiva UE n. 2022/2464 (Corporate Sustainability Reporting Directive - CSRD)

Regolamento UE “Tassonomia” n. 2020/852

Regolamento UE “SFDR” Sustainable Finance Disclosure Regulation n. 2019/2088

D. Lgs. 254/2016

Direttiva UE n. 2014/95

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